Italiano

In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Immagino una crescita progressiva, che dal nominare le cose fece un primo straordinario salto di qualità nominando le persone, ciascuna con un nome proprio: dalla denominazione comune e indeterminata (caverna, uomo) a quella propria e determinata (la Caverna Grigia, Adamo). Poi, il miracolo: nacque il pensiero astratto, che è passato, presente e futuro, è frase compiuta, è il primo mezzo di trasmissione della conoscenza. Infine, il Verbo - o se vogliamo chiamarlo col suo nome attuale il linguaggio - divenne scrittura. C’è chi sostiene che lo stesso processo di trasformazione stia avvenendo nell’intelligenza artificiale. Da un linguaggio informatico a un nuovo principio, un nuovo stadio dell’evoluzione umana. Il linguaggio umano si sviluppa a partire dalla realtà del mondo come appare ai nostri sensi. Persino il pensiero astratto è ancorato alla realtà e debitore delle nostre esperienze sensoriali. L’intelligenza artificiale, al contrario, nasce e si sviluppa in un contesto artificiale. E’ linguaggio di un mondo, ma non del mondo come appare ai nostri sensi. Condivido queste semplici riflessioni dopo avere letto un testo interamente scritto dall’IA. Un amico ha organizzato una burla: ha fatto scrivere un intero romanzo all’IA, poi l’ha inviato a un noto editore, proprio quell’editore che aveva sempre rifiutato i suoi lavori. Ora, il giudizio è stato positivo! Naturalmente, nella scheda di valutazione l’editore anticipa che si renderà necessario, prima della pubblicazione, un editing approfondito. In sintesi, un testo scritto dall’IA verrà rivisto e corretto da un editor e infine pubblicato a nome del mio amico, che si è limitato a dare le necessarie istruzioni all’IA. Curioso, ho subito domandato: “Quali istruzioni?” “Minime. Prima si indica il tipo di linguaggio che si desidera venga usato dall’IA (ad esempio forbito), poi si inseriscono indicazioni in merito alla situazione (descrivi un rapporto sessuale); null’altro”. Per pigrizia, non ho provato. Ho il sospetto che non sia proprio così semplice, ma non m’importa approfondire. Non ho il minimo dubbio che presto sarà possibile dare indicazioni tipo: “Descrivi un rapporto sessuale alla maniera di Michel Houellebecq” e l’IA – in pochi secondi – scriverà una cruda rappresentazione di un anilingus. Tutto questo sta alla creazione artistica come il David di Donatello sta alle sue copie di plastica. Limitandomi al caso che mi interessa, che è quello della letteratura, chi loda l’IA loda lo stampo del falsario che modella copie di plastica. Io – uomo privilegiato – da uno zio artista ho imparato che l’unico tratto distintivo dell’arte moderna è l’originalità. Mi spezzo ma non mi piego: rifiuto categoricamente persino l’editing. Chi legge un mio scritto, può essere certo che nessuno lo abbia rivisto e corretto. Tuttavia, non ho l’arroganza di escludere che la descrizione di quel “rapporto sessuale alla maniera di Michel Houellebecq” fatta dall’IA sia migliore della mia. Qual è il punto? Dare una risposta convincente è tutt’altro che semplice, ma forse ho intuito qualcosa: la diversità di ogni istante, di ogni essere umano è il vero, sottovalutato miracolo della creazione. L’autentico, unico, irripetibile è divino. Il simulacro è diabolico. Mi sovvengono le parole di Aleksandr Dugin: La Santa Tradizione dice che il diavolo può quasi tutto. Ma lui non può creare l’uomo. È solo in grado di parodiarlo, per renderlo un simulacro di se stesso. Il “transumanesimo” è chiaramente una di queste sue idee”. Da agnostico, non do alle parole divino e diabolico un significato religioso, ma etico, come bene e male ed estetico, come bello o brutto. La nostra epoca persegue il male e il brutto. Quando un editore preferisce la copia di plastica a un’opera originale e pretende pure di imbastardirla con l’editing è il momento di fermarsi a riflettere sull’etica e l’estetica della nostra epoca. Ma forse è già troppo tardi.

Spagnolo

En el principio era el Verbo, el Verbo estaba con Dios y el Verbo era Dios, me imagino un crecimiento progresivo, que de nombrar las cosas dio un primer salto extraordinario de calidad al nombrar a las personas, cada una con un nombre propio: del común y del común. denominación indeterminada (caverna, hombre) a la propia y específica (la Cueva Gris, Adán). Entonces, el milagro: nació el pensamiento abstracto, que es pasado, presente y futuro, es una frase completa, es el primer medio de transmisión del conocimiento. Finalmente, la Palabra -o si queremos llamarla por su nombre actual, lengua- se convirtió en escritura. Hay quienes sostienen que el mismo proceso de transformación se está produciendo en la inteligencia artificial. De un lenguaje informático a un nuevo principio, una nueva etapa de la evolución humana. El lenguaje humano se desarrolla a partir de la realidad del mundo tal como aparece ante nuestros sentidos. Incluso el pensamiento abstracto está anclado en la realidad y es deudor de nuestras experiencias sensoriales. La inteligencia artificial, por el contrario, nace y se desarrolla en un contexto artificial. Es el lenguaje de un mundo, pero no del mundo tal como aparece ante nuestros sentidos. Comparto estas sencillas reflexiones luego de leer un texto íntegramente escrito por AI.Un amigo organizó una broma: hizo que la IA escribiera una novela completa y luego se la envió a un editor conocido, el mismo que siempre había rechazado sus obras. ¡Ahora el veredicto fue positivo! Naturalmente, en el formulario de evaluación el editor prevé que será necesaria una edición exhaustiva antes de la publicación. En resumen, un texto escrito por la IA será revisado y corregido por un editor y finalmente publicado en nombre de mi amigo, quien simplemente le dio las instrucciones necesarias a la IA. Curioso, inmediatamente pregunté: “¿Qué instrucciones?” "Mínimo. Primero indicas el tipo de lenguaje que quieres que utilice la IA (por ejemplo cortés), luego ingresas indicaciones respecto a la situación (describe una relación sexual); nada más." Por pereza no lo intenté. Sospecho que no es tan sencillo, pero no me interesa profundizar en ello. No tengo la menor duda de que pronto será posible dar instrucciones como: “Describe una relación sexual a la manera de Michel Houellebecq” y la IA –en unos segundos– escribirá una burda representación de un anilingus. Todo esto es a la creación artística lo que el David de Donatello es a sus copias plásticas.Limitándome al caso que me interesa, que es el de la literatura, quienes alaban la IA alaban el molde del falsificador que modela copias en plástico. Yo, un hombre privilegiado, aprendí de un tío artista que el único rasgo distintivo del arte moderno es la originalidad. Me rompo pero no me doblego: me niego categóricamente incluso a editar. Cualquiera que lea uno de mis escritos puede estar seguro de que nadie lo ha revisado y corregido. Sin embargo, no tengo la arrogancia de excluir que la descripción que hace la IA de aquella "relación sexual a la manera de Michel Houellebecq" sea mejor que la mía. ¿Cuál es el punto? Dar una respuesta convincente no es nada sencillo, pero quizás haya intuido algo: la diversidad de cada momento, de cada ser humano es el verdadero, subestimado, milagro de la creación. Lo auténtico, único, irrepetible es divino. El simulacro es diabólico. Me vienen a la mente las palabras de Alexander Dugin: La Sagrada Tradición dice que el diablo puede casi cualquier cosa. Pero no puede crear al hombre. Sólo es capaz de parodiarlo, de convertirlo en un simulacro de sí mismo. El “transhumanismo” es claramente una de sus ideas”. Como agnóstico, no le doy a las palabras divino y diabólico un significado religioso, sino ético, como bien y mal, y estético, como bello o feo.Nuestra época persigue el mal y la fealdad. Cuando un editor prefiere una copia plástica a una obra original e incluso afirma bastardizarla con la edición, es hora de detenerse a reflexionar sobre la ética y la estética de nuestra era. Pero quizá ya sea demasiado tarde.

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