Alberto Donzelli su Piano Nazionale di Prevenzione Nazionale: "Evidenze di danni con vaccinazioni ripetute e prolungate" "Per quanto riguarda la vaccinazione anti-influenzale non solo non ci sono prove che fatta in maniera universale a tutta la popolazione anziana o ancora più estesa dia dei benefici complessivamente ma ci sono addirittura con le ricerche di alta validità, cioè studi randomizzati controllati che sono stati messi insieme da ricercatori oltretutto molto favorevoli alla vaccinazione, ci sono prove che per il rischio cardiovascolare non ci sia nessun beneficio in chi non ha avuto un infarto recente o probabilmente in chi non ha uno scompenso cardiaco. Addirittura è stato riscontrato che se una persona è stabile dal punto di vista della salute o cardiovascolare ed è a domicilio e non in ospedale la vaccinazione anti-influenzale sia associata con un aumento in tendenza del rischio di mortalità cardiovascolare. Non si arriva a un aumento statisticamente significativo ma comunque negli studi disponibili un 45% in più di mortalità cardiovascolare. Il principio di precauzione dovrebbe imporre di non spingere per una vaccinazione universale ma solo mirata dove ci sono prove di utilità. In questi studi hanno seguito 13,4 milioni di inglesi per 20 anni con la convinzione che avrebbero mostrato un beneficio nella riduzione di demenza con la ripetizione di vaccinazioni. Non è stato così, ma hanno al contrario mostrato che c'è un'associazione con un aumento continuo di demenza con la ripetizione delle dosi, quindi con un "effetto dose" e con l'aumento del tempo dall'inizio in cui l'anziano comincia a ricevere queste vaccinazioni. Quindi hanno studiato popolazione anziana inglese. Per quanto riguarda la demenza in generale, la vaccinazione anti-influenzale sembra quella più correlata a un aumento di rischio che arriva con l'aumento del numero di dosi anche al 55-60% in più rispetto a chi non si vaccina. Per quanto riguarda la vaccinazione anti-ipneumococco, anche qui, seppur non in queste proporzioni, c'è un aumento statisticamente significativo. Aumento più contenuto ma sempre significativo si è mostrato anche con la ripetizione dell'antititanica e antidifterica che adesso viene dal piano proposta ogni 10 anni dai 18 anni in poi. Per quanto riguarda la demenza di Alzheimer le cose vanno ancora peggio nel senso che a distanza di 20 anni dall'inizio di inoculi ripetuti in persone anziane si associa con un aumento dell'80% di demenza di Alzheimer. Questo non è ancora una prova di causalità ma dovrebbe imporre una moratoria prima di spingere per vaccinazioni universali indiscriminate"
Alberto Donzelli sobre el Plan Nacional de Prevención: "Evidencias de daño con vacunaciones repetidas y prolongadas" "En lo que respecta a la vacunación contra la gripe, no sólo no hay pruebas de que, cuando se aplica universalmente a toda la población de edad avanzada o incluso más ampliamente, proporcione beneficios generales, sino que incluso hay investigaciones muy válidas, es decir, estudios controlados aleatorios que se han puesto En conjunto con investigadores que también están muy a favor de la vacunación, hay evidencia de que para el riesgo cardiovascular no hay beneficio en quienes no han tenido un infarto reciente o probablemente en quienes no tienen insuficiencia cardíaca. Incluso se ha comprobado que. si una persona es estable desde el punto de vista de salud o enfermedad cardiovascular y es en casa y no en el hospital la vacunación antigripal se asocia con una tendencia al aumento del riesgo de mortalidad cardiovascular. No hay un aumento estadísticamente significativo pero en los estudios disponibles se observa un aumento del 45% en la mortalidad cardiovascular. El principio de precaución debería dictar que no se impulse una vacunación universal, sino sólo dirigida cuando haya pruebas de su utilidad. En estos estudios siguieron a 13,4 millones de ingleses durante 20 años con la creencia de que mostrarían un beneficio en la reducción de la demencia con la repetición de las vacunas.No fue así, sino que por el contrario demostraron que existe una asociación con un aumento continuo de la demencia con la repetición de las dosis, por tanto con un "efecto dosis" y con el aumento del tiempo desde el inicio en el que se administra la dosis. los ancianos comienzan a recibir estas vacunas. Luego estudiaron a la población inglesa de edad avanzada. En cuanto a la demencia en general, la vacunación antigripal parece ser la que más se correlaciona con un aumento del riesgo que alcanza hasta un 55-60% más con el aumento del número de dosis respecto a quienes no se vacunan. En cuanto a la vacunación antihipneumocócica, también en este caso, aunque no en estas proporciones, se produce un aumento estadísticamente significativo. Un aumento menor, pero aún significativo, se ha producido también con la repetición del tratamiento anti-titanic y anti-difteria que ahora proviene del plan propuesto cada 10 años a partir de los 18 años. En cuanto a la demencia de Alzheimer, la situación es aún peor, ya que 20 años después del inicio de las inoculaciones repetidas en personas mayores se asocia con un aumento del 80% de la demencia de Alzheimer. Esto todavía no es una prueba de causalidad, pero debería imponer una moratoria antes de impulsar una vacunación universal indiscriminada".
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